Ivana Ceresa

Ivana

Ivana Ceresa (Rivalta sul Mincio, 1942 - 2009 )

Lo straordinario nell’ordinario

L’ultima conferenza del ciclo Le donne riflettono la Chiesa ha visto ospite, a Lugano, Antonella Grillo che con Luisella Lugoboni ha studiato e approfondito il pensiero e la vita di Marisa Bellenzier e di Ivana Ceresa: due figure poco conosciute che tuttavia hanno molto da dire. Lo straordinario nell’ordinario è il titolo dato dalle due studiose al libro pubblicato da Effatà Editrice.

Ivana Ceresa nasce a Rivalta sul Mincio nel Mantovano dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza nella sua famiglia composta dal padre violinista e dalla madre pianista. Cresce, pur se figlia unica, in mezzo a tanti bambini e con la presenza importante della nonna paterna alla quale fa le prime domande su Dio. Grazie alla madre e alla nonna, Ivana si sente inserita in una genealogia di donne dove troviamo anche le autrici degli scritti che sono fondamentali per la sua crescita (Diario di viaggio della pellegrina Egeria, Poesie di Emily Dickinson, il Vangelo di Maria (Maria di Magdala, apocrifo) e Lo specchio delle anime semplici di Margherita Porete, beghina nel 1300 in Francia). Ivana adotta fin da giovane il registro del teo-logare e circondata da queste donne, si sente autorizzata a parlare di Dio “da donna” . Vive la propria vita alla ricerca di un linguaggio che dica di lei, che parli delle cose quotidiane, ma che sia capace di rimandare a un oltre. Si iscrive a Lettere moderne all’Università cattolica di Milano (i laici non erano ammessi alle università ecclesiastiche romane), si laurea con una tesi di storia medievale (che di fatto tratta di Ecclesiologia su San Bernardo di Chiaravalle e i laici) e insegna a Mantova nelle scuole medie superiori. Fondamentale in quegli anni è l’incontro con la filosofa Luisa Muraro che le fa conoscere il pensiero della differenza sessuale. Ivana matura così un linguaggio teologico nel quale diventa chiaro come non sia la stessa cosa se a leggere la Bibbia sia una donna anziché un uomo e come quindi né il maschile né il femminile, da soli, possono esprimere la totalità di senso. Nel 1971 sposa Maurizio Castelli, agronomo, da cui ha due figli e adotta una bambina. La sua amata famiglia fa da cornice alla sua riflessione e al suo lavoro sul linguaggio teologico. Segue nel frattempo un corso di laurea in Psicologia. Spinta dall’urgenza di una traduzione pratica delle idee, nel 1977 segue il cammino francescano diventando terziaria e poi Viceministra del Terz’Ordine della Provincia Veneta. Essa è consapevole di avere un compito nella società e nella Chiesa, da vivere alla luce dello Spirito, leggendo i segni dei tempi. Malgrado il sopraggiungere di una malattia degenerativa invalidante, che le riduce l’autonomia e il movimento, si propone volontariamente quale insegnante ai carcerati, esperienza che l’accompagna durante il tanto desiderato e ora possibile percorso di studi teologici, che assolve con una laurea dal titolo Liceità morale della carcerazione. La tesi di laurea è, per sua ammissione, l’ultimo testo “al neutro” ed essa si dedica, a partire dagli anni Ottanta, alla libera ricerca sulla vita femminile in chiave teologica e al pensiero della differenza. Propone questi itinerari presso la Scuola di Cultura Contemporanea cittadina, in articoli e saggi, in conferenze e seminari. Dall’autunno del 1996 Ivana realizza la sua opera più importante: la fondazione dell’Ordine della Sororità di Maria SS. Incoronata, riconosciuta dal vescovo di Mantova il 18 marzo 2002. L’Ordine è aperto a donne provenienti da qualsiasi area culturale e religiosa, comprese le atee, per mettere al mondo il mondo, la Chiesa, il presente e il futuro anche al femminile. A questo progetto Ivana si dedica fino alla morte, avvenuta a causa della sua malattia il 28 febbraio 2009. Il suo viaggio nel mondo è presentato dal libro l’utopia e la conserva, pubblicato nel 2011 dalla sua famiglia.

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